venerdì 26 giugno 2009

Il messaggio di Coelho «Iraniani, non siete soli»


l'intervista
Il messaggio di Coelho «Iraniani, non siete soli»

Lo scrittore: «Ma chiedo ai governi prudenza»

«Per la prima volta assistiamo al formarsi di una consapevolezza universale su ciò che sta accadendo. L'opinione pubblica di tutto il mondo segue i fatti di Teheran con attenzione, emozione, e una partecipazione inedita perché la tecnologia permette di interagire con i giovani iraniani. Internet e Twitter sono strumenti molto potenti». Lo scrittore brasiliano Paulo Coelho, autore di best-seller come L'alchimista o Brida venduti in oltre 100 milioni di copie nel mondo (editi in Italia da Bompiani), si è trovato indirettamente coinvolto nella storia simbolo della rivolta in Iran. «Domenica stavo guardando alla Cnn il video che documenta l'uccisione di Neda. Mi è sembrato di vedere al suo fianco Arash, medico e mio editore in Iran. L'ho conosciuto per motivi professionali, ma Arash è diventato innanzitutto un mio caro amico. Sulle prime non volevo crederci, conosco molte persone nel mondo, la mia impressione poteva non essere corretta. Come tutti ero molto turbato per quella scena, ho deciso di scrivergli un'email e mi ha risposto. Era lui».
Coelho ricorda la sua esperienza di prigioniero politico durante la dittatura brasiliana, «so bene che non bisogna mai nascondere la propria identità una volta che si è in pericolo. Più si è minacciati e più bisogna mostrarsi e rendersi noti, è un buon modo per proteggersi. Ma Arash per il momento non era ancora nelle mani della polizia. Credevo che il mio amico fosse già a Londra invece si trovava ancora in Iran, molto preoccupato che le autorità potessero identificarlo grazie al video». Il medico è riuscito infine a mettersi in salvo in Inghilterra grazie anche alla collaborazione di Coelho e dei molti giornalisti che aveva conosciuto durante una visita di questi ultimi in Iran; in molti avevano riconosciuto Arash ma hanno rivelato la sua identità solo dopo essersi assicurati che fosse finalmente arrivato a Londra. Pensa che la storia di Neda e di Arash contribuirà a sensibilizzare l'opinione pubblica sulla situazione in Iran? «Credo di sì, lo vedo anche dai contatti sul mio blog (www.paulocoelho.com) che sono molto aumentati da quando ho pubblicato il mio scambio di email con Arash. L'interesse del pubblico è molto importante, le autorità iraniane sanno che il mondo sta guardando».
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Non è deluso dalla mancanza di grandi manifestazioni di piazza in favore dei giovani iraniani? «No perché non mi pare un segno di disinteresse. Al contrario, credo che ci sia un enorme coinvolgimento che però oggi si esprime in altro modo, soprattutto online». Paulo Coelho ha una posizione cauta sui doveri di intervento dell'Occidente. E non condivide gli appelli a una maggiore decisione. «Preferisco l'interesse e la partecipazione dell'opinione pubblica all'azione diretta dei governi, che è un'arma a doppio taglio. In questi giorni ho molto apprezzato la posizione del presidente americano Barack Obama, che mi è sembrato saldo sui principi ma anche responsabile e giustamente prudente. A meno che qualche pazzo non pensi seriamente di intervenire militarmente in Iran». Il presidente Obama si è attirato critiche per questo, lo accusano di eccessiva realpolitik. «Credo invece che si stia comportando molto bene. Abbiamo davanti il pessimo esempio precedente di George W. Bush, che aveva la pretesa di imporre la sua visione al mondo. Per fortuna quell'epoca si è conclusa, l'Occidente non può pensare di interferire e pilotare direttamente gli avvenimenti». Anche il presidente brasiliano Lula ha mostrato la stessa prudenza, dicendosi convinto dell'effettiva vittoria di Ahmadinejad. «Io credo che sia difficile, per chi ha reali responsabilità, prendere una posizione avventata. Nessuno può ricontare tutti i voti, tanto più noi che siamo all'estero. Quel che possiamo fare però è seguire gli avvenimenti, e fare sentire agli iraniani che le persone comuni, tramite Internet e Twitter, sono con loro».
Stefano Montefiori26 giugno 2009

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